Il sonno polifasico: rischi e benefici

Lug 18, 2021 | Lifestyle, Rassegna Stampa

Da sempre l’uomo si è interrogato sul giusto modo di ripartire le ore di sonno durante la giornata: scopriamo quali metodi sono consigliati e quali possono risultare pericolosi.

Da Leonardo a Tesla…

Sin dall’antichità non c’è stata un’idea omogenea sul quantitativo di sonno consigliato per giungere al giusto compromesso tra le ore di attività necessarie a essere appagati dalla propria vita e un totale di ore di riposo che consenta al corpo di ricaricare le energie quotidiane. Il sonno polifasico è solo uno dei metodi testati, e lo stesso si può attuare in più metodologie.

Da un libro di Claudio Stampi, “Why the nap”, apprendiamo ad esempio che due grandi personalità storiche, famose per la loro genialità, hanno ricorso al sonno polifasico, con risultati estremamente diversi. Il primo esempio ci viene da Leonardo Da Vinci, che infatti fu un valido fautore di questa pratica, arrivando a dormire solo due ore giornaliere. Queste erano omogeneamente distribuite nel quotidiano in quattro cicli di sonno da mezz’ora ciascuno. Svariate testimonianze affermarono che questo gli permetteva di usufruire di 5-6 ore in più al giorno per pensare, osservare e inventare, senza con ciò perdere in capacità cognitive – d’altronde il genio fiorentino visse 67 anni senza mai perdere il suo proverbiale ingegno.
Facendo un rapido calcolo possiamo notare come Leonardo “guadagnò” 20 anni di produttività – rubate al sonno – con questa modalità di sonno/veglia.

Diverso fu il caso di Nikola Tesla, altro geniale inventore che operò a cavallo tra ottocento e novecento e che apprendiamo non aver mai dormito più di due ore al giorno durante la sua vita. Questo, secondo varie testimonianze, avrebbe contribuito alla crisi mnemonica che l’uomo, famoso per la sua memoria eidetica, avrebbe avuto intorno al venticinquesimo anno di età. In ogni caso l’inventore di origini slave non volle cambiare abitudini fino al termine della sua vita.

Come funziona il sonno polifasico

Ma in cosa consiste il sonno polifasico?
Prima di tutto c’è da rilevare che un essere umano, tendenzialmente, cambia più volte la metodologia del ritmo del sonno. Da bambini si dorme più volte al giorno e per piccoli periodi di tempo, mentre da adulti ci si abitua a dormire per periodi più lunghi di tempo, seguendo il ritmo circadiano. Da anziani – o nella prepubertà – non risulta strano dormire anche di pomeriggio, per ricaricare le pile.

Inoltre il quantitativo di ore necessarie di sonno per ottenere un giusto riposo cambia individualmente, quindi non esiste una scienza esatta.
Andiamo comunque a conoscere le metodologie di sonno più utilizzate:

Sonno Monofasico
Questo tipo di sonno è il più comune in tutto il mondo nelle persone adulte. Il giorno è suddiviso in circa 16 ore di veglia e otto ore di sonno.

Sonno Bifasico
Questa metodologia è diffusa nelle zone più calde, specie tra gli anziani e i bambini fino alla pubertà. Il sonno viene diviso tra un riposo di 6 ore la notte e un pisolino di circa mezz’ora durante il giorno, soprattutto dopo pranzo. Meno comune ma applicato anche lo schema che vede un riposo notturno di 4 ore e mezza e uno diurno di un’ora e mezza, sempre nel pomeriggio.

Metodi di sonno polifasico

Metodo Jederman
Questo metodo consiglia di dormire 4 ore durante la notte, per poi vedere il riposo completato mediante 3-4 sonnellini da 20 minuti ciascuno sparsi durante la giornata. I più ortodossi arrivano a ridurre il totale di sonno anche a 3-4 ore totali al giorno, con questo metodo.

Metodo Dymaxion
Dymaxion è acronimo di “massima tensione dinamica”, e ciò è evidente dal grafico a torta qui sopra: la veglia è intervallata da 4 riposi di 30 minuti opportunamente cadenzati ogni 6 ore durante la giornata, fino a dormire 2 ore al giorno.

Metodo Überman
Simile al metodo Dymaxion, qui i riposi durano 20 minuti mentre le ore di veglia saranno divise in 6 parti uguali.

La teoria del sonno polifasico

Stando alla teoria, dopo un mese dalla transizione a uno dei metodi polifasici l’intero sonno si svolgerà in fase REM, ovvero la fase più importante per la rigenerazione delle funzioni cerebrali.
Questo avvalorerebbe l’idea che i metodi di sonno polifasico bastino a garantire la corretta ricarica per corpo e, soprattutto, mente.

Dal punto di vista scientifico però si è concordi nel non addossare alla sola fase REM la rigenerazione fisica e mentale, ma è reputato necessario anche il sonno profondo.

Sia chiaro, a ogni modo, che il sonno polifasico – soprattutto quello più estremo che vede solo due ore di sonno – non solo non è assolutamente consigliabile ma, addirittura, è considerabile insalubre nella maggior parte dei casi.
Nei soggetti che hanno provato a mutare le loro abitudini si è notato un notevole affaticamento nelle attività diurne, oltre a nervosismo e incapacità di dormire in maniera soddisfacente per via del mancato rispetto del ritmo circadiano. Ritmo che regola la nostra fisiologia profondamente, rendendoci naturalmente più propensi a dormire con la mancanza della luce solare.

Un’attività dove il sonno polifasico è sfruttato ampiamente è invece quello sportivo, dove gli atleti sfruttano le proprietà di questa metodologia per acuire la potenza fisica e la resistenza – come nei casi delle maratone e del ciclismo su strada. Tendenzialmente, comunque, durante la stagione sportiva gran parte degli sportivi tendono a suddividere il riposo in più fasi ridotte.

In sostanza, perciò, ci verrebbe da pensare che il sonno monofasico sia quello consigliabile, ma non è necessariamente così. Dormire 6 ore, o addirittura 8, tutte di seguito è un’abitudine riconducibile alla società moderna, dovuta principalmente all’utilizzo dell’illuminazione elettrica nelle case. Prima non era raro dormire seguendo uno schema bifasico, retaggio peraltro rimasto nelle persone anziane.

Conclusioni sul sonno polifasico

Possiamo concludere l’analisi quindi dichiarando che la scelta della metodologia di sonno dipende da fattori individuali. Non c’è, quindi, una scienza esatta che può dirci quale pratica sia più consigliata. Rimane indubbio che, però, il sonno polifasico sia una pratica che spesso viene conclusa entro breve, data la spossatezza negli individui che ne usufruiscono. Inoltre c’è un risvolto sociologico non indifferente: come gestire i tempi di riposo durante una giornata lavorativa, senza trascurare anche l’ambito sociale?
A che serve, nella normalità di una vita quotidiana, avere più tempo produttivo se poi lo si ottiene di notte o comunque in orari incomodi per qualsivoglia attività lavorativa o sociale?

Ciò che noi di Morfeus consigliamo, sostanzialmente, è di ricercare la metodologia di sonno più soddisfacente per le vostre esigenze, senza strafare o voler ottenere troppo dal vostro corpo e dalla vostra mente. Noi, in compenso, ci occuperemo di rendere il più lieto possibile il vostro riposo coi nostri materassi, le nostre reti e i nostri accessori.

Riferimento editoriale per l’immagine di copertina: Shutterstock

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