Avete confidenza con il letto giapponese? No? Cominciamo dalle basi, nel senso che proviamo a farvi conoscere meglio un modo di dormire antico e moderno allo stesso tempo, molto diffuso nel paese del Sol Levante…
Tutti giù per terra!
Andiamo a fare un bel viaggio in Giappone dove c’è l’abitudine di dormire a terra, o meglio… Non proprio a terra, ma sul futon! Cos’è il futon? È il materasso tradizionale che viene arrotolato – dopo che è stato utilizzato per il riposo durante la notte – e conservato in un posto comodo.
Spesso nella casa giapponese non esiste una vera e propria camera da letto, e così uno stesso ambiente può avere due funzioni: accogliere le normali attività della giornata e diventare la zona notte la sera. Per questo è particolarmente utile avere a disposizione un giaciglio basico, ma “intelligente” e comodo, da riporre con semplicità all’interno di un armadio dopo l’uso.
Sembra tutto molto lontano dalle nostre abitudini ma, in realtà, non è così. Soprattutto negli ultimi tempi in occidente questa usanza è stata accolta con curiosità, ma in questi ultimi anni sembra essere diventata un’opzione addirittura popolare, anche perché si sposa perfettamente con gli attuali principi di praticità e funzionalità.
E anche per i design più evoluti, dove il minimalismo non è solamente un esercizio di sottrazione fine a sé stesso, ma soprattutto il meccanismo più efficace per regolare nelle nostre case elementi a cui non possiamo più rinunciare. Elementi che sono equilibrio e vivibilità, d’altronde rintracciabili anche nella cultura giapponese.
Assieme al letto giapponese non dovrebbe mancare il tatami, il tradizionale complemento d’arredo che viene disteso sotto il futon: si tratta di una stuoia composta da paglia di riso, ricoperta da uno strato di giunco, con i bordi ornati da una fettuccia di cotone di colore nero.
Tutto qui, insomma, niente rete o materasso. Solo letto, letto giapponese.
Nomadi digitali, viaggiatori sul futon
Smart working, viaggi, futon… cosa hanno in comune queste parole? I nomadi digitali, per esempio. Per loro il lavoro è ovunque, in movimento, oltre le barriere fisiche di un luogo fisso.
L’importante è avere a disposizione internet e… un buon letto. Quindi possono viaggiare per lavoro o ritagliare del tempo durante i viaggi per lavorare, senza tornare in ufficio, perché il loro luogo di lavoro è ovunque ci sia la possibilità di utilizzare la connessione. Allora perché non pensare di portarsi dietro il futon? Sembrerà di dormire sempre nel proprio letto e non ci si dovrà riabituare ogni volta a un nuovo materasso. In commercio ci sono tanti modelli con l’apposita bag.
Prima di tutto il materasso
Il futon è ovviamente una opportunità, ma nomadi digitali o no abbiamo bisogno tutti di riposarci al meglio, per ricaricarci e ritrovare le energie giuste per affrontare le sfide che la vita di tutti i giorni ci pone davanti. E il materasso resta l’elemento cardine, il fulcro intorno al quale ruota il nostro benessere.
Il futon, il letto giapponese, è letteralmente il “materasso che si arrotola” e nella tradizione sarebbe composto da due parti: lo shikibuton, che è un materasso sottile, alto non più di dieci centimetri, la cui imbottitura è realizzata con vari strati di cotone, e poi lo kakebuton, il piumino.
È evidente che le materie naturali sono molto importanti, ma la stessa cosa avviene per le più avanzate produzioni di materassi Made in Italy.
Ecocompatibilità, qualità, design e comfort sono al centro dei progetti innovativi di Morfeus: partire dalla tradizione per arrivare al presente, pensando al futuro.
Ispirare e guidare il cambiamento tramite azioni concrete: tessuti high-tech in filato “second life”, materie prime riciclabili; studi, progettazioni ed esperienze per una lunga durata del prodotto, alti standard qualitativi e massima sostenibilità in ogni fase del suo ciclo di vita… è Amet, è Morfeus: un altro modo di dormire, quello più vicino alle esigenze di ognuno di noi.